giovedì 24 aprile 2014

Piano d'azione nazionale e transnazionale contro la criminalità organizzata di tipo mafioso calabrese

Le nuove tecnologie per non dare tregua alla ‘ndrangheta. Presentato dal ministro Alfano il Piano d’azione nazionale e transnazionale contro la criminalità organizzata di tipo mafioso calabrese. Firmata una direttiva ai prefetti per dare attuazione a questo strumento strategico mirato







Potenziare con tutti gli strumenti possibili il contrasto al sistema ‘ndranghetista. E’ il senso del Piano d’azione nazionale e transnazionale contro la crimanilità organizzata di tipo mafioso calabrese che il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha illustrato al Viminale insieme al Capo della Polizia prefetto Pansa.

Il piano che si articola su tre livelli partendo dal controllo del territorio e all’attività investigativa in Calabria, dove più forte è il radicamento ma che ha una forza di penetrazione nel resto del Paese e anche internazionale, punta a sfruttare a pieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.

E’ il capo della Polizia a spiegare nel dettaglio come funzionano questi nuovi strumenti, in particolare, il Sistema di Georeferenziazione dei reati che dà informazioni qualitative e quantitative per le indagini di polizia giudiziaria oltre allo studio delle caratteristiche dei fenomeni criminali sul territorio. Ma anche il Ma.Cr.O. (Mappa Criminalità Organizzata) un supporto investigativo che mappa i soggetti e le organizzazioni criminali di tipo mafioso, italiane e straniere, presenti sul territorio.

Il ministro Alfano ha fornito i dati riferiti proprio alla Calabria: nel sistema Macro, infatti, sono attualmente censiti, da atti ufficiali, 160 organizzazioni che contano ben 4389 affiliati. Per questo, secondo il ministro, «non bisogna dare tregua» alla ‘ndrangheta e tutte le risorse in campo devono essere utilizzate. Dall’attività delle prefetture che hanno potenziato i controlli sui cantieri per evitare e contrastare le infiltrazioni mafiose negli appalti e nei lavori alle attività investigative dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale dello Stato.

Le attività criminose partono, ha spiegato il ministro, dalla Calabria per arrivare in alcune regioni, principalmente Lazio, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia e Piemonte per diffondersi anche in ambito internazionale. Per questo sono stati creati cinque hub (centrali logistiche e organizzative) a Parigi, Bucarest, Brasilia, New York e Teheran da cui coordinare il contrasto a livello internazionale. Una vera e propria rete di esperti per la sicurezza all’estero con cinquanta uffici per la ricerca di latitanti e l’individuazione di attività economiche criminali.

Alfano ha annunciato anche la firma di una direttiva ai prefetti delle province calabresi che dà mandato di realizzare questo piano strategico mirato: «un modo efficace e concreto di lotta alla criminalità organizzata». Le prefetture rappresentano, ha sottolineato il ministro, un punto di snodo nella fase di contrasto in una squadra-Stato, composta da Forze dell’ordine, prefetture e magistratura,  in grado di giocare compatta».

Il ministro ha, inoltre, ricordato come la legge di Stabilità abbia incrementato le risorse per la sicurezza di 700 milioni di euro e garantito uno sblocco della regola del turn over al 55%.

Tra i punti che dovranno essere sviluppati nel prossimo futuro, Alfano ha evidenziato la necessità di una nuova governance per l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati che deve gestire ormai un patrimonio di oltre 10000 beni immobili e aziende. Queste, in particolare, devono essere messe in condizione di rimanere sul mercato per non lasciare la sensazione che il passaggio alla legalità possa rappresentare una perdita di posti di lavoro.

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